Che gli islandesi intrattengano un rapporto peculiare con libri e letteratura è risaputo. «
Siamo una nazione di cantastorie» racconta il romanziere Kristjan B. Jonasson. «Quando faceva freddo e buio non c’era altro da fare. Grazie alle poesie e alle saghe medievali siamo sempre stati circondati da storie. E dopo l’indipendenza dalla Danimarca, la letteratura ci ha aiutati a definire la nostra identità»· E c’è da credergli, almeno stando a
un articolo della Bbc di qualche anno fa, nel quale si leggeva che
un islandese su dieci pubblica un libro nel corso della sua vita.
Ma, oltre a scriverli, gli islandesi i libri li leggono anche. E li apprezzano pure come regali. Nel 2014, ciascuno di loro, in media,
ne aveva comprati 2,1 da impacchettare e ne aveva trovati 1,2 sotto l’albero. Nello stesso anno, il settore editoriale aveva coperto
l’1,5 del prodotto interno lordo del Paese.
La maggior parte dei libri, in Islanda, è pubblicata e venduta tra settembre e la fine di novembre, proprio in vista delle feste. Tanto che esiste persino una parola per indicare il fenomeno
: Jolabokaflod, traducibile come «l’inondazione dei libri per Natale». Le nuove pubblicazioni vengono presentate nel Bokatidindi, un catalogo che gli editori distribuiscono gratis in tutte le case, dal quale gli islandesi scelgono che titoli regalare e quali chiedere in regalo.

L’usanza – che risalirebbe alla Seconda guerra mondiale, quando le restrizioni in vigore limitavano l’importazione di molti beni dall’estero ma non della carta – ha fatto dei libri i regali di Natale per eccellenza. Regali di pregio, peraltro: a essere scelte, infatti, sono di solito le edizioni più accurate, costose e rigorosamente cartacee. Mentre poco spazio è lasciato ai tascabili e ai prodotti digitali.
Questo, almeno, è quanto avveniva fino a qualche Natale fa. Un articolo
uscito recentemente su Quartz rivela che, dal 2010 al 2017
, le vendite di libri in Islanda sono diminuite del 43%. Lo scorso agosto, il sito d’informazione Iceland Monitor ha riportato un ulteriore calo del 5%. Secondo l’istituto di statistica del Paese, il numero di titoli pubblicati è in calo dal 2011, e neppure sul fronte della lettura c’è da star sereni. Un sondaggio
ripreso recentemente dal Guardian, mostra che
il 13,5% degli islandesi non ha letto alcun libro nel 2017 (era il 7% nel 2010). E ben il 42% non ne ha ricevuto neanche uno in regalo per Natale.
Le cause? La concorrenza di smartphone e contenuti digitali, probabilmente. Dal 2010 al 2016, il traffico dati in mobilità (generato dalla connessione Internet su smartphone e tablet) sarebbe aumentato del 38% in Islanda. E anche il mercato dell’e-book (che nel 2014 valeva l’1% del settore editoriale) pare stia crescendo a ritmi sostenuti.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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