In Giappone, nel 2017,
il mercato dei manga digitali ha superato per la prima volta quello del cartaceo, realizzando
le previsioni che avevamo condiviso a settembre sul «Giornale della libreria». A testimoniarlo sono i dati del Research Institute for Publications di Tokyo (l’istituto nipponico di ricerca sul settore editoriale). Durante lo scorso anno,
le vendite di fumetti «in pixel» sono cresciute del 17,2% rispetto al 2016, totalizzando più di 170 miliardi di yen (1,3 miliardi di euro); la carta – al contrario – ha conosciuto un calo del 14,4%, fermandosi a 166 miliardi di yen (1,2 miliardi di euro).
La preferenza accordata dal lettore ai manga in versione digitale sarebbe motivata da una maggiore convenienza economica e da una scontistica più ricca e appetibile applicata su questo tipo di prodotti. Ma anche dall’evidenza che in digitale è più facile trovare edizioni e numeri risalenti, non più reperibili in formato fisico. A pesare sulla contrazione della carta, invece, ci sarebbero «la conclusione di alcune serie di grande successo e la mancata comparsa di novità rilevanti per il grande pubblico» ha precisato l’istituto di ricerca di Tokyo.
Considerato nella sua totalità (digitale + cartaceo), il mercato dei manga in Giappone è rimasto praticamente invariato rispetto al 2016. Con una lieve flessione (-0,9%) determinata da
un aumento della pirateria e non da un interesse calante del pubblico. Proprio per combattere il dilagare dei contenuti illegali, i maggiori editori di fumetti del Paese hanno recentemente lanciato l’iniziativa
Manga-Anime Guardians, attraverso la quale si propongono di «salvaguardare l’ecosistema dalla pirateria». Attraverso una serie di azioni mirate a facilitare l’accesso legale al contenuto e a favorirne la riconoscibilità, il comitato disincentiva la fruizione pirata rendendola, in primo luogo, «cosciente». Spesso, infatti, il consumo illegale non viene percepito come tale,
e per questo è praticato con maggiore disinvoltura.
Il Giappone,
la cui editoria è tradizionalmente legata alla carta, sta sperimentando negli ultimi anni una decisa espansione del segmento digitale. E, secondo i dati dell’Associazione nipponica degli editori di libri e riviste, l’80% di questo segmento è rappresentato, oggi, dai manga. Merito anche della ricchezza di
piattaforme di distribuzione: da
Comico di NHN a Manga One dell’editore
Shogakukan alla più recente
Piccoma, appositamente concepita dalla coreana Kakao (nota per KakaoTalk, una delle app di messaggistica istantanea mobile più diffuse nei paesi orientali) per approcciare il mercato giapponese. Una varietà che garantisce una concorrenza più libera e sana rispetto al monopolio
di fatto stabilito da Amazon in Occidente.
Ma l’esperienza più significativa (e a più rapida crescita) resta sicuramente quella di
Line Corp. Il gigante giapponese dell’
instant messaging, che nel 2013 ha aggredito il mercato dei fumetti elettronici con l’applicazione
Line Manga, ha potuto contare sin da subito su un bacino di
70 milioni di utenti, integrando il catalogo e le funzionalità del nuovo servizio con un aggiornamento nell’app di punta.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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