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Innovazione

Il futuro non ci attende. L’innovazione tecnologica e la filiera

di Antonio Lolli notizia del 14 marzo 2018

Negli ultimi anni si sono succedute tante innovazioni tecnologiche che hanno portato a un radicale cambiamento nell’organizzazione dei processi produttivi e nelle procedure seguite per l’elaborazione delle decisioni. Alcune di queste innovazioni hanno avuto un impatto diretto sul mercato editoriale, altre lo hanno toccato in modo più indiretto, ma hanno avuto comunque il loro effetto sul panorama della filiera nel suo complesso.
L’evoluzione tecnologica ha influito su tutte le fasi dei processi editoriali: dall’ideazione dell’opera alla lettura, dalla produzione alla distribuzione e vendita. Diventa sempre più necessario quindi ripensare l’organizzazione del lavoro in modo che sia capace di produrre una risposta alle rinnovate esigenze con la rapidità con la quale le tecnologie stesse si evolvono.
Nell’ambito del programma professionale di Tempo di libri è stato dedicato un incontro al rapporto tra sviluppo tecnologico e filiera editoriale, con lo scopo di creare un momento di confronto sugli effetti positivi e negativi portati dalle innovazioni tecnologiche nel settore e sui possibili sviluppi futuri. Il dibattito ha avuto come protagonisti Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del Gruppo editoriale Mauri Spagnol, e Vincenzo Russi, amministratore delegato di e-novia. Un confronto che ha permesso di fare luce sui diversi punti di vista che animano il dibattito legato ai benefici e ai rischi dello sviluppo tecnologico applicato alle industrie creative.

«A eccezione dell’industria cinematografica e televisiva – spiega Stefano Mauri – la rivoluzione digitale ha in qualche modo svantaggiato le industrie creative, in quanto ne ha ridotto drasticamente i fatturati pur aumentando la diffusione dei contenuti. Questo è avvenuto sia per effetto della pirateria, sia per l’introduzione di certi modelli di abbonamento rivolti ai consumatori. Questo impatto è stato molto drammatico in particolare per l’industria musicale e per l’industria quotidiana e periodica, anche perché ha tagliato notevolmente le entrate pubblicitarie. Per quanto riguarda il mercato del libro, invece, l’effetto è stato molto minore e forse non si può nemmeno parlare di una diminuzione di entrate causate dal digitale: l’e-book infatti rappresenta una fonte di guadagno per le case editrici. Il fatto che gli editori oggi guadagnino meno di cinque anni fa è principalmente dovuto alla crisi di questi ultimi anni. Il libro come oggetto ha dimostrato la sua resilienza e non è stato sostituito dall’e-book, come alcuni sostenevano o  avrebbero sperato».
«A mio parere non c’è momento più esaltante di questo per l’industria creativa – aggiunge Vincenzo Russi – perché oggi abbiamo diverse opportunità a disposizione di tutto il settore. Certamente, l’industria musicale e quella quotidiana e periodica hanno subito in particolare gli effetti negativi della digitalizzazione, ma l’industria editoriale libraria potrebbe avere effetti molto positivi, anche grazie ad alcune tecnologie in grado di semplificare e accelerare i processi».

La disponibilità di contenuti in rete per esempio ha permesso una rapida diffusione delle conoscenze, rendendo così possibile a un numero maggiore di persone l’accesso a informazioni, prima di più difficile reperimento.
«Da questo punto di vista è significativa l’esperienza degli autori di genere – continua Mauri –. In passato gli scrittori di avventura, fantascienza o fantasy erano quasi tutti americani o comunque provenienti da Paesi in cui il sistema bibliotecario era efficiente e in cui l’industria editoriale pubblicava riviste su qualsiasi argomento. Quali erano i motivi di questo fenomeno? Per rispondere utilizzerò un esempio. Prima del grande sviluppo del web uno scrittore italiano di thriller intenzionato a raccontare nel suo libro il tiro di un cecchino poteva avere problemi nel reperire le informazioni che gli avrebbero permesso una sufficiente precisione della descrizione, a meno che non fosse un tiratore scelto o non avesse fatto una scuola di tiro. Qualsiasi scrittore americano invece poteva andare nella biblioteca della sua città e consultare le riviste sulle armi da fuoco, così da dare una descrizione adeguatamente dettagliata. Oggi queste informazioni sono alla portata di tutti sul web e non è forse un caso che proprio negli ultimi anni il thriller europeo abbia ripreso fiato. Molti narratori europei si sono fatti strada nel mondo, come Giorgio Faletti, Donato Carrisi o Stieg Larsson, e sono diventati  successi globali anche grazie alla maggiore disponibilità di informazioni in rete. Ma l'evoluzione tecnologica ha cambiato la vita di tutti gli operatori della filiera, dagli agenti letterari agli editori».
«Lo sviluppo di oggi – aggiunge Russi – è reso possibile dalla grande capacità di calcolo e di memoria a nostra disposizione, che permette di elaborare milioni di miliardi di operazioni al secondo. Abbiamo a che fare con microprocessori costituiti da miliardi di componenti. Questa disponibilità ha cambiato radicalmente lo scenario e ha portato di nuovo di moda il termine “intelligenza artificiale”. Sulla base della grande quantità di dati a disposizione, oggi con l’utilizzo di algoritmi cognitivi (che utilizzano cioè modelli ispirati al funzionamento del cervello) possiamo non solo descrivere quello che è avvenuto, per esempio quanto ha venduto una libreria e quali autori hanno avuto le maggiori vendite, ma possiamo anche dare prescrizioni o suggerimenti per ottenere risultati migliori. In realtà siamo andati ancora oltre: grazie agli algoritmi di tipo persuasivo possiamo andare ad agire per convincere sulla necessità o meno di compiere una determinata azione». 

Ogni innovazione porta con sé anche effetti collaterali e questo vale anche per le tecnologie che utilizziamo quotidianamente. Basti pensare alle ricerche dello psichiatra Manfred Spitzer, focalizzate ad analizzare gli effetti negativi del digitale sullo sviluppo dei ragazzi e i rischi che un uso prolungato degli smartphone può portare nelle fasce più giovani della popolazione.
«Oltre a questi aspetti, quando parliamo di intelligenza artificiale – continua Mauri – non posso non menzionare la grande quantità di informazioni errate o inutili che questi strumenti rendono disponibili ogni giorno. Ma gli effetti riguardano anche il settore editoriale in senso stretto. Oggi per esempio sappiamo esattamente qual è il sell out di ogni libreria e questo dovrebbe portare a una predittività migliore e quindi, per esempio, a una riduzione della percentuale di resa. Cosa che però non succede. Gli algoritmi inoltre si basano solo sui dati pregressi e sulle vendite precedenti. Una caratteristica che si scontra con la prima esigenza di un’industria creativa come quella libraria: portare il “nuovo” ai lettori. Se un autore vende poche copie del suo primo libro, basandoci unicamente sui dati pregressi è “condannato” ad avere risultati negativi anche per il libro successivo. E questo anche se il nuovo libro è un capolavoro. Vedo molte lacune nei sistemi informativi e spero che i libri continuino a sorprenderci e a smentire gli algoritmi. Del resto il nuovo si presenta proprio in questo modo».

L'autore: Antonio Lolli

Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.

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