Se
il digitale non può essere indicato come la causa dei segni meno registrati dal settore editoriale negli ultimi anni (calano le vendite, il numero di titoli pubblicati, le copie vendute, i prezzi di copertina e quello medio del venduto), purtroppo,
non si può neppure dire che esso rappresenti una soluzione ai problemi degli editori. Il calo registrato dal mercato del libro a stampa, infatti, purtroppo ad oggi non è stato neanche lontanamente compensato dalla crescita dell’e-book.
In attesa della conferma che potrà arrivare dai dati completi e aggiornati che verranno presentati da Nielsen al Salone del libro di Torino durante il convegno
Cosa tiene accese le stelle? Editori e lettori dopo tre anni di segni meno,
una prova di quanto affermiamo
ci viene in prima battuta dal mercato americano dove un’analisi delle principali sigle editoriali proposta da
«Publisher Weekly» evidenzia come i giorni della crescita verticale del mercato digitale siano almeno per il momento passati, ridimensionando anche il peso specifico del digitale all'interno dei fatturati delle imprese editoriali.
Iniziamo con un editore che spazia dalla varia all'educational come
Houghton Mifflin Harcourt. Le vendite digitali della divisione trade del gruppo lo scorso anno sono calate del 12% e la quota di fatturato che dipende dai prodotti digitali è diminuita di quasi tre punti percentuali, passando dal 15,9% del 2012 (quando era andato benissimo l’e-book de
Lo Hobbit) al 13,2% dello scorso anno. La sorpresa viene quando si considera l'andamento delle vendite cartacee che hanno chiuso il 2013 con +12,1% grazie all’ottima performance delle collane culinarie e gastronomiche, per lo più pubblicate in formato cartaceo.
Per
Simon & Schuster le vendite digitali sono cresciute di circa il 20% nel 2013 ma anche qui si tratta di una crescita meno sostenuta rispetto al 2012 quando il segmento registrava un +36% sull'anno precedente. Al contrario le vendite cartacee, che pure erano diminuite del 2,8% lo scorso anno, hanno registrato un calo inferiore rispetto al -6,9 % del 2012.
Hachette Book Group, divisione statunitense del gruppo Lagardère, ha riferito che le vendite digitali sono aumentate del 33% nel 2013 rappresentando il 30% del fatturato totale della società. I dati globali relativi a Lagardere riflettono tuttavia un ritmo di espansione del formato e-book più lento se si allarga lo sgurdo al di là di Stati Uniti e Regno Unito: a livello mondiale, nel 2013 le vendite digitali hanno rappresentato il 10,5% dei ricavi del gruppo (erano il 36,2% nel 2012).
Continuando la nostra panoramica, osserviamo che le vendite digitali sono aumentate poco meno del 30% in
HarperCollins per il semestre chiuso al 31 dicembre 2013, mentre i ricavi del segmento fisico sono scesi del 6,6%. I ricavi del digitale nella casa editrice nella seconda metà dello scorso anno hanno rappresentato il 19% delle vendite totali, anche qui un valore in calo rispetto al 15% degli ultimi sei mesi dell'anno precedente.
Più complessa la situazione di
Random House che il 1° luglio 2013 ha perfezionato
la fusione con Penguin, rendendo assai difficile un confronto con i risultati dell’anno precedente: fermandoci ai primi sei mesi del 2013, anche qui si può notare il calo del digitale: il best seller delle
Cinquanta sfumature del 2012, le cui vendite straordinarie avevano alimentato i fatturati digitali dell'editrice, non ha saputo trovare continuità nei lanci editoriali del 2013 e, in mancanza di titoli forti, la casa editrice ha perso nei primi sei mesi dello scorso anno il 12% (a fronte del -1% registrato dalle vendite cartacee).