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Innovazione

«Cospirazione» Apple, Giustizia Usa vicino all'accordo

di E. Draghi notizia del 3 aprile 2012

Nuovo atto per la vicenda che ha visto il dipartimento di giustizia americano contro Apple e i maggiori gruppi editoriali degli Stati Uniti (Simon & Schuster, Hachette, Pearson, Penguin, Macmillan e la HarperCollins, giusto per non fare nomi) con l’accusa di aver violato l’antitrust e di aver realizzato un cartello sul prezzo degli e-book.
Come avevamo già supposto, probabilmente non si arriverà a un processo vero e proprio: in ballo c’è infatti una credibilità, per le sigle coinvolte, ben più «pesante» sul piatto della bilancia rispetto a qualsiasi soluzione. Sarebbero invece state fondate fin da subito, le supposizioni che Apple e gli altri soggetti coinvolti si sarebbero mossi per stabilire un accordo col Dipartimento di Giustizia. I negoziati sarebbero in corso anche se, di fatto, le prove dell’effettiva esistenza di una «cospirazione» tra editori e l’azienda fondata da Steve Jobs, non sono ancora state presentate.
I «rumors» al momento suggeriscono che Apple se la potrebbe cavare semplicemente con un dietro-front rispetto alla propria posizione sul mercato editoriale. Finora il colosso di Cupertino avrebbe infatti goduto di una situazione che la vedeva privilegiata nell’impedire agli editori di vendere e-book a basso prezzo attraverso i suoi più diretti concorrenti quali Amazon e Barnes & Noble.
A spingere in questa direzione anche una memoria, presentata qualche giorno fa alla Corte di giustizia che sembra fare leva su quelle che, se non possono dirsi prove vere e proprie, costituirebbero comunque indizi rivelatori di un comportamento anticoncorrenziale. Si tratterebbe anzitutto di una serie di contratti firmati tra gli editori coinvolti ed Apple in un lasso di appena dodici giorni; alcuni incontri tra alti dirigenti di MacMillan e Hachette avvenuti in forma privata; termini e clausole che ricorrono simili nei contratti tra la Mela e i cinque editori. Non abbastanza forse, ma sicuramente quanto basta per spingere ad una mediazione visto che ogni accordo tra competitors per fissare orizzontalmente il prezzo dei libri costituisce l'effettiva violazione dell'emendamento Sherman.
E in Europa? Anche in Ue la Commissione antitrust potrebbe presto avere qualcosa da ridire all’altro grande colosso del mercato mondiale dei contenuti: Google, su cui pesa la possibilità di un’accusa di abuso di posizione dominante. Come stanno andando le cose? Risale al 2010 la decisione della Commissione Ue alla concorrenza di aprire un’indagine sul modo, non proprio cristallino, con cui Google sfruttava la propria leadership nel mercato delle ricerche on line. Pare infatti che il più noto motore di ricerca del mondo abbia favorito la visibilità dei propri servizi a sfavore di quelli dei concorrenti. La svolta in questa questione è attesa per il mese di aprile, quando la Commissione Ue renderà noto come intenderà procedere.

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