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Fascicoli

Dicembre 2018

rivista: Giornale della Libreria

La fiera della piccola editoria è nata diciassette anni fa per essere la vetrina della piccola editoria. Un comparto industriale, editoriale e culturale che non aveva quella presenza e quella visibilità che meritava e tutt’ora merita. Voluta e fatta crescere all'interno dell'Associazione, Più libri più liberi è diventata in questi anni la casa di tutta la piccola e media editoria italiana. Negli spazi del Palazzo dei Congressi prima, dalla scorsa edizione in quelli de La Nuvola, ha favorito la crescita di una parte importante per creatività, innovatività, gusto della ricerca e dell’innovazione del nostro comparto. Alcuni dei «piccoli» di allora sono diventati più grandi, hanno saputo sfruttare al meglio l'opportunità di farsi conoscere dal pubblico, dagli operatori professionali italiani e stranieri. Abbiamo dato vita e fatto crescere un «incubatore di imprese editoriali»: forse l’incubatore che ha il maggior tasso di longevità del nostro Paese. Lo era già, se ci pensiamo, dall’inizio con la sua convegnistica professionale, con le occasioni di incontro e di dibattito su come migliorare l’efficienza complessiva della filiera, con i suoi corsi. Eravamo un incubatore quando questa parola non era ancora di moda.

Ottobre 2018

rivista: Giornale della Libreria

I dati complessivi del mercato non fanno che confermare l’andamento positivo che avevamo presentato al Seminario di Perfezionamento della Scuola per librai Umberto e Elisabetta Mauri di Venezia nel gennaio scorso, con un +2,8% e 2,7 miliardi – senza Amazon – di fatturato a copertina (che diventano 3,1 miliardi, considerando anche Amazon, il «secondo mercato», i diritti). Un risultato, come si vede, che migliora i valori positivi di recupero – e di crescita progressiva almeno nei valori economici, non ancora nelle copie – che dal 2015 il nostro settore presenta. Risultati che non hanno ancora recuperato le perdite di fatturato, e ancor meno quelle di copie (ma nel frattempo si stima che i download degli e-book siano almeno 11 milioni) avvenute tra 2010 e 2014. Sono numeri che ci fanno guardare in modo diverso il panorama che abbiamo davanti all’uscita dal tunnel degli anni più difficili. La linea dell’orizzonte verso cui ci stiamo muovendo.

Luglio-Agosto 2018

rivista: Giornale della Libreria

Perché un numero dedicato in larga parte all’innovazione? Perché le innovazioni di «prodotto» e di «processo» costituiscono oggi uno degli asset attorno cui ruotano le dinamiche industriali e culturali della filiera del libro e dei contenuti editoriali che vi vengono prodotti e distribuiti, internazionalizzati e virati su altre piattaforme di «storie». Perché rappresentano il versante tecnologico in risposta ai cambiamenti che sono avvenuti, stanno avvenendo, avverranno nei comportamenti del pubblico. Sono a loro volta un fattore che «precipita» la soluzione di nuovi componenti. E che nell’incrocio autori/generi/scritture esprime la necessità di nuovi processi produttivi meglio aderenti ai bisogni commerciali e finanziari e all’ipersegmentazione della domanda da parte del pubblico dei lettori (dal web to print alla stampa on demand).

Maggio 2018

rivista: Giornale della Libreria

Si legge con qualsiasi tempo. Con il sole, con la pioggia e di notte sotto la luna. E la primavera è la stagione di fiere e di saloni: Tempo di libri, BookPride, Bologna Children’s Book Fair, Salone del libro di Torino, la prima edizione del Salone del libro e dell’editoria di Napoli a San Domenico Maggiore. Poi, con l’estate e l’approssimarsi dell’autunno, sarà la volta dei festival. Le «più grandi librerie d’Italia», vengono spesso definiti. A torto però, perché stanno diventando qualcosa d’altro. Spazi di vendita di libri, ma che sempre più spesso incorporano momenti b2b, rights center, fellowship, convegni e incontri di aggiornamento professionale (a questa dimensione, e al ruolo svolto dall’Aie sono dedicate le pagine centrali del numero). E questo «qualcosa» è un po’ la lunga linea rossa che lega tra loro alcuni degli articoli di questo numero.

Marzo 2018

rivista: Giornale della Libreria

Siamo a 317 giorni dalla chiusura della prima edizione di Tempo di libri. Il mercato nei canali trade era cresciuto nel 2016 del +1,6% (e del +1,1% complessivamente). Si avvertivano i segni di qualcosa che stava cambiando (alcuni gruppi internazionali guardavano con interesse al mercato italiano tanto da «entrarci», come DeA Planeta e HarperCollins). Il 2017 si è chiuso con il successo di pubblico, di espositori e di vendite di Più libri più liberi che, trasferitosi nella Nuvola di Fuksas, ha potuto iniziare a esprimere al meglio le sue potenzialità rimaste negli ultimi anni compresse nella vecchia (ma non meno bella, magari meno funzionale) sede del Palazzo dei congressi. E questo accadeva dopo l’innegabile successo di pubblico del Salone di Torino a metà anno. Nel 2017 il mercato nei canali trade ha segnato un secco e sorprendente +5,8%. Eccoci arrivati al numero due di Tempo di libri che annuncia, tra l’8 e il 12 marzo, un «Tempo bellissimo». A una rivista professionale non basta però ratificare che il clima è cambiato, che siamo quasi tornati ai valori precrisi. Perché nulla di quello che c’era prima c’è oggi.

Gennaio 2018

rivista: Giornale della Libreria

Il mercato di questo 2017 appena trascorso vede finalmente dei seri e significativi numeri positivi. Gli anni che ci siamo lasciati alle spalle sono stati anni importanti. Dietro ai valori negativi – e che, a scanso di equivoci, non abbiamo ancora recuperato – ci sono state radicali e profonde trasformazioni, che hanno costretto tutti a ripensare l’organizzazione delle proprie attività. Dai mercati di sbocco che guardano sempre più alla dimensione internazionale alla capacità di lavorare editorialmente, commercialmente e dal punto di vista tecnologico su più piattaforme (carta, e-book e versione audio), fino al processo di cambiamento di pelle delle librerie (che oggi sono sempre meno spazi dove trovare soltanto esposti assortimenti e sempre più luoghi di scambio di relazioni e di «emozioni», punti di riferimento per un territorio metropolitano o per il quartiere in cui il binomio libro/autore rappresenta l’asset centrale). Quello che vediamo essere avvenuto a Roma e a Milano in termini di chiusure e nuove aperture ci dice proprio questo. Chiudono storiche librerie – e anche per aspetti che non sempre hanno a che fare con l’andamento del mercato e con i cambiamenti nei comportamenti di acquisto dei lettori – ma altre ne aprono. Nuove generazioni di libraie e di librai (l’inversione nell’ordine del genere non è puro espediente retorico) si affacciano sulla scena con modelli (e superfici e servizi) di libreria molto diversi da quelli che si aprivano solo dieci anni fa.Forse gli stessi lettori non sono quelli che i dati sulla lettura recentemente ripresi dalla stampa ci dicono.

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